Tutti i guai dell’uomo derivano dal fatto che non sa stare un giorno intero nella sua stanza.
B. Pascal
Talvolta la premessa qualifica, sino ad assorbirne la portata, persino il successivo contenuto.
Circonfusa con esso finisce per appesantirsi in un abbraccio.
Una dichiarazione
d’intenti non potrebbe probabilmente esordire in maniera peggiore. Sfumando
nell’implicito, anziché promuovere una chiarezza tale da essere facilmente
accessibile.
Porteranno pazienza, per una volta, tutti coloro che reclamano contenuti limpidi e trasparenti, quelli per cui alla comprensione non bisogna aggiungere nulla di sé, un po’ come l’inspiegabile successo di quegli action movie che definiscono per contraltare un’assenza totale di azione nello spettatore. Anche voler capire, lo si intuisce dallo stesso termine latino, pretende un moto, bisogna anzitutto voler afferrare e ghermire, tirare a sé, “carpire”.
Porteranno pazienza, per una volta, tutti coloro che reclamano contenuti limpidi e trasparenti, quelli per cui alla comprensione non bisogna aggiungere nulla di sé, un po’ come l’inspiegabile successo di quegli action movie che definiscono per contraltare un’assenza totale di azione nello spettatore. Anche voler capire, lo si intuisce dallo stesso termine latino, pretende un moto, bisogna anzitutto voler afferrare e ghermire, tirare a sé, “carpire”.
Se si passeggia tra gli
uomini con l’intenzione di volersi perdere negli angusti vicoli ciechi, nelle
profonde crepe e negli intermittenti labirinti, accettando di buon grado pure
d’inciampare tra le loro scoscese irregolarità, si potrebbero scovare negli andirivieni
esistenziali un gran numero di morali, magari inattese, talvolta confuse,
spesso mescolate in un’indistinta combinazione.
Ed in tal modo si potrebbero anche rinvenire tra quei pasticci umani in cerca di una de-terminazione, tratti caratteristici, saltuariamente ricorrenti e collegati tra loro, pur nella necessità illusoria di trovare uni-versali chiavi di lettura a portata di credenza, si rivelano infine due posizioni morali opposte e quasi incompatibili tra loro.
Da una parte un tipo di esseri umani che vogliono alleggerirsi dal loro essere vivi, trovando che tutto ciò che vive è un orpello insignificante, l’inutile corredo ad un’esistenza che vorrebbe esclusivamente coricarsi e giacere nell’indifferenza. Per costoro lo stesso esistere sembra una perdita di tempo buona per qualche poco pratico acchiappa nuvole, poiché vivere sembra già essere un insostenibile peso.
Ed in tal modo si potrebbero anche rinvenire tra quei pasticci umani in cerca di una de-terminazione, tratti caratteristici, saltuariamente ricorrenti e collegati tra loro, pur nella necessità illusoria di trovare uni-versali chiavi di lettura a portata di credenza, si rivelano infine due posizioni morali opposte e quasi incompatibili tra loro.
Da una parte un tipo di esseri umani che vogliono alleggerirsi dal loro essere vivi, trovando che tutto ciò che vive è un orpello insignificante, l’inutile corredo ad un’esistenza che vorrebbe esclusivamente coricarsi e giacere nell’indifferenza. Per costoro lo stesso esistere sembra una perdita di tempo buona per qualche poco pratico acchiappa nuvole, poiché vivere sembra già essere un insostenibile peso.
Il
divertimento, lo stordimento, la narcosi, la quiete, diventano dunque, quasi
automaticamente, dei valori da opporre all’esistenza; la semplicità nella
prospettiva di un’assenza di problematicità; la linearità secca e sterile di
chi nel far di conto vorrebbe trovare un senso da inseguire; le ubriacature verso
ogni sorta di metafisica consolatoria; l’inconsistenza frivola e ogni tipo di
leggerezza che non appesantisca la digestione; la libertà in quanto mancanza di
responsabilità, per cui la democrazia si risolve infine solo in un “voler
delegare a”; la tribolazione solo quando essa rappresenta lo sfinimento di
tutti quegli “organi”, fisici e mentali, che da lucidi potrebbero invece
cogliere, in un inatteso alito volitivo, quanto sia per loro stressante
richiamarsi alla vita; il valutare ogni sforzo solo in vista di una futura
liberazione dall’impegno; la dottrina moderna del “fare” come opportunità per rintronarsi
e non sapere perché lo si è fatto, cosicché ogni conclusione agita non riesce
ad attendere il pensiero che già deve reimpiegarsi in un nuovo lavorio; il
senso di ogni pensiero che si riduce a passatempo, come l’aver già pensato
richiama solo al sollievo di un’incombenza superata; la problematicità, per
quel tipo di esseri umani, è buona solo se paga in denaro; non conoscono morali
superiori al loro istinto di scarico.
La libertà di quest’“uomo ad elio” è, per usare un’espressione stirneriana, una "libertà che vi insegna solo a sbarazzarvi, a disfarvi di tutto ciò che vi pesa".
La libertà di quest’“uomo ad elio” è, per usare un’espressione stirneriana, una "libertà che vi insegna solo a sbarazzarvi, a disfarvi di tutto ciò che vi pesa".
“La situazione è grave,
pesante, insostenibile”, direbbe di nuovo quest’uomo leggero, da beauty farm,
quel fatalismo dei deboli professanti la
religion de la souffrance humaine. Perché ciò dovrebbe rappresentare una
condizione negativa? Spezzando anche
questa tavola di valori, potremmo
sostenere finalmente che se vi è gravità, se si sente che c’è un pondus, significa che si andrà in
profondità. Sub-fero: si prospetta un
godimento patico. Il contrario di
gravità non è pertanto leggerezza, bensì metafisica!
Dalla parte opposta
rispetto a questa morale del disimpegno esistenziale e della riduzione dimora
invece una moralità che pertiene ad una specie di uomini gravi.
Un uomo fiero, un uomo che trova nella gratitudine verso l’esistenza la cifra della propria bontà e la sua stessa giustificazione. Una morale che conduce la propria vita in modo da ricevere da essa qualcosa su cui valga la pena pensare, sulla quale ci si possa appesantire e consumare, un’estetica morale. La vita come palestra morale di conoscenza. La vita come luogo di dominio su sé stessi.
Una libertà che aggrava la vita e che carica il vivente di ogni rasserenante responsabilità. Una libertà voluta e non ricevuta - come segnala ancora Stirner: “se tu fossi libero da ogni cosa, non avresti per l’appunto più niente”.
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