Ormai è stata ampiamente sdoganata anche
l’ultima improduttiva roccaforte degli acchiappanuvole col vizio dell’umanità. Lo dice Poletti, lo dicono il Miur e i maggiori esperti di
didattica, lo dice la politica all’unisono, lo desiderano le aziende e lo vogliono persino i più responsabili tra
i genitori e i più avveduti tra gli studenti.
La scuola
che funziona, efficiente e al passo coi tempi, non serve più, in accordo col
vetusto principio della formazione personale (Bildung/educazione negativa), a creare cittadini migliori, ma solo
lavoratori proni ai desiderata del mercato e della produzione. Il sapere scolastico, deve essere
quindi funzionale ad ottenere competenze utili alla futura assunzione ("si deve studiare per essere appetibile sul mercato del lavoro" - questa, ormai, l'unica preghiera recitata dai "genitori-trust" che hanno davvero a "quore" il bene dei loro figli).
Il Miur lo ha capito. E infatti, per dar sostanza all’alternanza scuola lavoro, ha siglato un accordo con 16 multinazionali, tra cui la "monda" McDonald’s, per la formazione e l’inserimento professionale dei nuovi studenti 2.0.
Il Miur lo ha capito. E infatti, per dar sostanza all’alternanza scuola lavoro, ha siglato un accordo con 16 multinazionali, tra cui la "monda" McDonald’s, per la formazione e l’inserimento professionale dei nuovi studenti 2.0.
Un bel risultato, anche se, a dirla
tutta, non sono chiare quali prospettive didattiche e quali percorsi formativi
possano acquisire i nuovi apprendisti di Ronald in cerca di un autore. Quale lavoro, infatti, s’impara a
svolgere all’interno di "cucine di montaggio", se tra le richieste di McDonald’s figurano quelle di
non essere eccessivamente inquadrati, o se viene incitato l'abbandono dei rigidi schemi
alberghieri imparati a scuola, per potersi così liberamente votare alla nuova etica aziendale?
A scuola, d'ora in avanti, s’impara ad essere flessibili, a chinare il capo, a fare squadra, ad avere esclusivamente un valore d’uso e di scambio: mercificato alla bisogna, ché le competenze e i curricula valgon bene se comunque prima impari a stare mogio, prono e devoto al potente che paga le intercambiabili prestazioni del “caput-ato” di turno.
Ci si addestra, insomma, a diventare strumenti produttivi, ove per "strumenti" s'intende l'incarnazione dell'homo voucher, scontrino per l'acquisto di una merce senza impegni (Jobs act, Loi travail, Hartz: le famose e salvifiche "riforme strutturali").
A scuola, d'ora in avanti, s’impara ad essere flessibili, a chinare il capo, a fare squadra, ad avere esclusivamente un valore d’uso e di scambio: mercificato alla bisogna, ché le competenze e i curricula valgon bene se comunque prima impari a stare mogio, prono e devoto al potente che paga le intercambiabili prestazioni del “caput-ato” di turno.
Ci si addestra, insomma, a diventare strumenti produttivi, ove per "strumenti" s'intende l'incarnazione dell'homo voucher, scontrino per l'acquisto di una merce senza impegni (Jobs act, Loi travail, Hartz: le famose e salvifiche "riforme strutturali").
La didattica
della vaselina avanza a grandi passi anche nella scuola. E già si vedono
file uniformi di studenti col capo chino sul banco di scuola, concentrati sul
test Invalsi o sulla terza prova, rispondere a domande sul
confezionamento degli hamburger, sul trattamento del ketchup a fine serata e sul
minutaggio per la perfetta frittura delle patatine.
Anche
la scuola insegna che il leccaculismo e l’abnegazione sono utili per trovare un
ruolo dignitoso all’interno della società, anzi ne sono
l’areté, perché anche la squola-squadra
ha capito che quando il mercato chiama, bisogna rispondere in coro “sissignore”.
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