E’
la bellezza della scienza dell’eco. A lei tutto sembra essere concesso:
trasformare l’acqua in vino; l’oroscopo giornaliero in oracolo di Delfi; una Tv
a Led in comode rate; interessi passivi in sigle a piè di pagina; il debito in crescita e la
ricchezza in debito.
Strabilianti capacità
taumaturgiche che tuttavia, di tanto in tanto, zoppicano, inciampano, tombolano
a terra, spinte da quelle variabili incommensurabili che si chiamano ancora realtà, vita, uomo. E gli algoritmi, come lupi in fregola al chiaro di luna, si tacciono di colpo, assieme ai colletti bianchi strafatti di
numeri e ai tromboni del giorno dopo.
Il
debito globale, c’informano i report del FMI, è schizzato
sino a raggiungere la cifra record di 152mila miliardi di dollari, pari a circa
il 225% del Pil globale. E non paghi di questo imprevisto datoglione,
c’informano pure che circa 100 miliardi di quel debito, i due terzi, sono
rappresentati da debiti privati, di aziende non finanziarie e famiglie.
A dirla tutta, gli optimates del FMI, forse per deontologia professionale o magari solo per paraculismo acrobatico, tacciono sui creditori di quell'irragionevole somma. Non sappiamo chi siano e da dove provengano, anche se tra i bene informati si vocifera che il globo terraqueo sia indebitato coi marziani e con gli alieni grigi di Zeta Reticuli.
Cucù, checché ne dica Keynes, stiamo crescendo a debito, costantemente in perdita, spinti dal demenziale piacere di creare, con buona pace di Democrito, sedicente ricchezza dal nulla e dal meno nulla.
Cucù, e la logica e la realtà non ci sono più…
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