Oggi che la scuola sembra servire
esclusivamente per trovare un’occupazione stabile e duratura, anche gli
arrivisti siliconati made in Bocconi si sono messi al passo coi
tempi.
In realtà, abbracciando in pieno la logica della diversificazione, il neo-bocconiano può persino scegliere tra i grafici a torta e l’astrologia, tant'è vero che la carriera degli economisti e degli statisti di ogni risma, oggi, sembra felicemente convergere con quella di Paolo Fox.
In realtà, abbracciando in pieno la logica della diversificazione, il neo-bocconiano può persino scegliere tra i grafici a torta e l’astrologia, tant'è vero che la carriera degli economisti e degli statisti di ogni risma, oggi, sembra felicemente convergere con quella di Paolo Fox.
E allora si ammantano di un’aura scientifica
anche gli oroscopi cartesiani, il dare i numeri a vanvera, il redigere
statistiche invocando gli aruspici o le convergenze di Giove con Saturno. E persino l’economista sfibrato dai dati, può
finalmente trasvalutarsi in una star impomatata e reclamare il suo giusto
palcoscenico. Le oggettive prove della
loro scalata sociale sono disseminate ovunque, come pergamene lucidate e in bella mostra. D’altronde,
come un astrologo navigato, sparano
nel mucchio, generalizzando alla bisogna.
La loro forma mentis è chiara e ormai collaudata da una serie
interminabile di fregature: danno i numeri, tutti i numeri, così da poter dire
di aver avuto, almeno una volta, ragione.
Il nuovo capitolo sulla saga dell’eco si
arresta di nuovo al nuovo tormentone del secolo: le stime del Pil. Nella fattispecie, le intuizioni
del Governo, che prevedevano nel secondo trimestre una crescita dello 0,1-0,2%,
sono state puntualmente disattese dagli astri. Cattivo Pil, Cattiva realtà.
Il Pil, secondo l’Istat, non è infatti cresciuto per niente, attestandosi ad
un poco trionfale zero. Sarà anche colpa dello scarso ottimismo degli
attori economici, o forse sarà l’insolente gufaggine dei cattivi partigiani
anti Governo trendy che non spendono, tuttavia l’Italia sembra essere tornata
nel vortice della stagnazione.
Ma almeno dalle parti di Palazzo Chigi
non hanno alcun dubbio sulle responsabilità di tale sciagura: “all’Istat sono
organizzati come trent’anni fa. Logico che poi quando arriva il momento di
rivedere le statistiche trimestrali sul Pil, le devono rialzare. Perché la
previsione iniziale la fanno con i dati manifatturieri, che pesano per il 20%
appena sulla crescita totale. Mentre i servizi che valgono il 70% sono inseriti
solo nelle revisioni. Un modo di lavorare vecchio”. Cattiva Istat!
Ma intanto il balletto dei numeri avanza
zoppicando. Dopo le lusinghiere stima di crescita del Pil Italiano fatte
inizialmente dal Governo e dalla stessa Istat e poi sbrigativamente ritrattate
in corso d’opera, dopo le previsioni poco entusiasmanti dell’Fmi e dell’Ocse,
il supertecnico delle previsioni Padoan non perde il vizio dell’astrologo dal callo grosso: “il Pil è
in crescita”.
L’unica certezza, che sembra ripetersi
in uno stucchevole eterno ritorno dell’uguale, è che alla fine dell’anno, tutti
i previsionisti avranno cannato miseramente le proprie stime. O forse, molto
più verosimilmente, ne avranno previste talmente tante, che negli archivi,
scartabellando tra i loro vaticini, troveranno addirittura la traccia della
predizione giusta.
-L’avevamo detto noi!-, ne sarà
l’orgoglione grido di battaglia. E intanto saranno rimaste solo le briciole
delle ottimistiche aspettative fatte
a inizio anno. Ma come sempre, la scienza oggettiva e senza macchia dei tecnici
e dei professori imbiancati avrà vinto alla lotteria dei numeri, e il popolo senza memoria non mancherà di
rinnovargli ancora la propria mistificante fiducia.
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