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venerdì 29 luglio 2016

I nuovi poveri di Grecia che lavorano per 100 euro al mese

Fare denaro, ma avere il rispetto dei propri simili”, diceva Tucidide. Un concetto semplice, banale, persino di buon senso, dato che si consuma per produrre e non viceversa, come invece crede qualche bocconiano in fregola. Una stringa di pensiero che però ai piani alti, quelli che si sentono liturgicamente investiti da una mission celestiale, dagli illuminati della Troika sino ai “surplussari” teutonici, passando per i filantropi imprenditori che “ce danno da magnà”, sembra essere rimasta, pesante, sullo stomaco.

E proprio la patria dello storico-militare ateniese, vessata dall’antibiotica cura dell’austerity risolutrice, manifesta l’assoluto scollamento tra la beltà economica degli astratti numeri e la realtà quotidiana, quella che solo un uomo in carne ed ossa può guardare negli occhi senza scomodare l’oracolo di Delfi finanziario. L’aumento delle forme flessibili di lavoro, causate anche dall’esplosione della  disoccupazione e dal progressivo sgretolarsi del sistema produttivo, hanno definitivamente depauperato il reddito lavorativo della rinsavita Grecia.


La sgangherata situazione ellenica è stata fotografata da un documento redatto da un comitato di esperti del Ministero del Lavoro. E così, come chirurghi sociali dalla coscienza oggettivata, questi amanuensi del dato evidenziano ciò che una semplice passeggiata per qualche desertificata periferia ateniese avrebbe potuto rivelare: le differenze sociali si dilatano mentre nasce una nuova classe di poveri salariati che guadagnano stipendi inferiori al sussidio di disoccupazione di 360 euro. Nella fattispecie: 126.956 dipendenti hanno un salario lordo mensile di 100 euro, mentre 343.760 laboratores più fortunati possono invece contare su un reddito lordo mensile tra i 100 e i 400 euro. Sarà anche la funesta oratoria del “meglio poco di niente”, che ammanta anche le riforme giuslavoriste di Francia e Italia, la stessa retorica passiva che ha permesso al lavoratore di gustare palate di fango pur di garantirsi un pellagroso status quo acquisito, ma intanto sarà proprio la “Riforma del lavoro” la nuova patata bollente sul tavolo della negoziazione tra il Governo greco e i distratti creditori: tra le varie richieste pare che i creditori vogliano addirittura abbassare il salario minimo, togliere tredicesime e quattordicesime ed eliminare gli scatti di anzianità.  

E tornano pericolosamente alla memoria le vaticinanti parole pronunciate dal “salvatore della patria” Monti qualche tempo fa: “oggi stiamo assistendo al grande successo dell'euro e la manifestazione più concreta di questo successo è la Grecia, costretta a dare peso alla cultura della stabilità con cui sta trasformando se stessa". Perché in fondo: “il Partenone va venduto per far fede agli impegni creditizi, la miglior stabilità è l’eterna pace dei sensi, e il greco medio è un fannullone incallito”, dice ampolloso il poco meno povero italico sotto l’ombrellone di qualche economica spiaggia dell’Egeo sentendosi Briatore…


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