"Le notizie di Rubik" è una rubrica che si occupa d'informazione, per lo più ripresa e mediata dalla stringente attualità. Un'attualità
dalla quale però siamo quotidianamente bombardati, pressati, assediati,
sottoposti quasi come soggetti passivi che vedono scorrere una velocissima
rassegna d'input ed informazioni senza tuttavia poter avere il tempo per "giudicare" quelle informazioni, per farle proprie, per assimilarle e con-prenderle criticamente. Insomma, un tentativo per sciogliere il dato-notizia in dati e notizie, trasformando l'oggettiva in-formazione in un esercizio di soggettivo potenziamento prospettivistico.
Nel caotico brulicare della vita, sembra affermare Nietzsche, tutti i particolari acquistano una selvaggia autonomia, specie in epoca postmoderna, ché l’anarchia di atomi polverizza l’individuo fluttuante e cedevole in una miriade di schegge, parcellizzandolo, di volta in volta, in porzioni di sé scollegate tra loro. “La totalità viene a mancare, perché manca la connessione che dovrebbe pervadere tutte le sue parti e stringerle in un tutto: la connessione viene a mancare anche e soprattutto all’interno del soggetto, il quale dovrebbe ridurre il mondo ad unità e invece viene a disgregarsi egli stesso nella sua unità individuale". Questa rubrica vuole tentare di "ragionare", di mettere ordine, ma un ordine soggettivo, proposto da colui che si pone di fronte alle notizie, e al mondo più in generale, per dare ad esso una totalità: la sua. Perché solo un soggetto che voglia "entrare" all'interno delle informazioni che sceglie per comunicare (e comunicarsi in quanto persona) può rendere quelle stesse informazioni "ordinate", fruibili, umane, capaci di comunicare un messaggio che vada anche oltre la fredda imparzialità della notizia.
La rubrica si pone quindi come contraltare modale rispetto a quel giornalismo "serio" ed autorevole, quello che intende informare su ogni accadimento per non dire infine nulla. Quello neutrale, imparziale, oggettivo, distaccato, morto... In fondo lo sapeva bene anche il goriziano Michelstaedter: “se “oggettività” vuol dire “oggettività”, veder oggettivamente o non ha senso perché deve aver un soggetto o è l’estrema coscienza di chi è uno colle cose, ha in sé tutte le cose”. L'oggettività è morta con la scomparsa delle grandi narrazioni metafisiche, ed oggi, distrutte le categorie di "unità", "verità" e totalità", che fare? Forse, come testimoniato da Nietzsche, da Lyotard e da Camus, questa perdita di ogni certezza, ché tutto ormai è indifferente, può essere invece un'imperdibile opportunità per sostituire quegli dei ormai logori e mortificanti con sé stessi. Per essere liberi. Per essere uomini. Per essere singoli. Soli. Astri.
Nel caotico brulicare della vita, sembra affermare Nietzsche, tutti i particolari acquistano una selvaggia autonomia, specie in epoca postmoderna, ché l’anarchia di atomi polverizza l’individuo fluttuante e cedevole in una miriade di schegge, parcellizzandolo, di volta in volta, in porzioni di sé scollegate tra loro. “La totalità viene a mancare, perché manca la connessione che dovrebbe pervadere tutte le sue parti e stringerle in un tutto: la connessione viene a mancare anche e soprattutto all’interno del soggetto, il quale dovrebbe ridurre il mondo ad unità e invece viene a disgregarsi egli stesso nella sua unità individuale". Questa rubrica vuole tentare di "ragionare", di mettere ordine, ma un ordine soggettivo, proposto da colui che si pone di fronte alle notizie, e al mondo più in generale, per dare ad esso una totalità: la sua. Perché solo un soggetto che voglia "entrare" all'interno delle informazioni che sceglie per comunicare (e comunicarsi in quanto persona) può rendere quelle stesse informazioni "ordinate", fruibili, umane, capaci di comunicare un messaggio che vada anche oltre la fredda imparzialità della notizia.
La rubrica si pone quindi come contraltare modale rispetto a quel giornalismo "serio" ed autorevole, quello che intende informare su ogni accadimento per non dire infine nulla. Quello neutrale, imparziale, oggettivo, distaccato, morto... In fondo lo sapeva bene anche il goriziano Michelstaedter: “se “oggettività” vuol dire “oggettività”, veder oggettivamente o non ha senso perché deve aver un soggetto o è l’estrema coscienza di chi è uno colle cose, ha in sé tutte le cose”. L'oggettività è morta con la scomparsa delle grandi narrazioni metafisiche, ed oggi, distrutte le categorie di "unità", "verità" e totalità", che fare? Forse, come testimoniato da Nietzsche, da Lyotard e da Camus, questa perdita di ogni certezza, ché tutto ormai è indifferente, può essere invece un'imperdibile opportunità per sostituire quegli dei ormai logori e mortificanti con sé stessi. Per essere liberi. Per essere uomini. Per essere singoli. Soli. Astri.
Di seguito l'elenco completo degli articoli
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- L'assurdità del capitalismo: Ue, Cina e aiuti di stato
- La divisione del lavoro e l'uomo macchina
- Lavoratori furbi e uomini etici
- La sinistra dei sinistri
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