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giovedì 17 marzo 2016

La Tim vuole liberarti dalla libertà

C’era da giurarci. Ormai, lasciata definitivamente ogni velleità di comunicare, incapaci di soffermarci su tutto ciò che non transita, velocissimo, sotto ai nostro occhi disabituati alla comprensione, non capiamo più neppure gli spot che di quel genere di comunicazione sono la punta di lancia. In fondo McLuhan, nella sua fredda analisi, ci aveva visto probabilmente lungo: "le società sono sempre state modellate più dal tipo dei media con cui gli uomini comunicano che dal contenuto della comunicazione".


L’ultima pubblicità della Tim, interpretata dal novello Sartre, umanista a modo suo, Pif, lascia quantomeno perplessi. Come ogni prodotto che voglia collocarsi sul mercato, anche la marketta della Tim si conclude con un doveroso tweet: “le nuove tecnologie ci stanno dando l’opportunità di non dover scegliere”. Ci saranno anche ponderati studi di marketing dietro all’imprinting della casa di telefonia nostrana (si fa per dire!), ma se l’acume dell’ufficio marketing potesse spiegarci l’intenzione della sua operazione promozionale, probabilmente dovrebbe ammettere che considera i potenziali clienti di telefonia mobile alla stregua di inetti privi di volontà che, come zombie ammaestrati, preferiscono che qualcun’altro, meglio se dall’alto, scelga per loro (come in democrazia, ove il delegare è d’obbligo! I cittadini e i consumatori non devono scegliere!). E visti gl’inciuchiti di social e smartphone che si aggirano come confusi spettri per i metropolitani lazzaretti occidentali, c’è persino da credere che la loro analisi non sia poi così lontana dalla realtà dei nostri giorni. In fondo, come sapeva bene anche quello stoico di Marco Aurelio “ogni scelta è un’ecatombe di possibili”.

Tim libertà

La Tim, insomma, sembra voler ricreare in terra la perfezione di un nuovo paradiso razionale. Un empireo per i consumatori, coinvolgente ed ecumenico, sicuro e rassicurante, ché con la sim ti offriamo anche la suprema libertà: quella di non dover pensare a vivere!
“A volte per far succedere cose meravigliose basta dire sì” – continua Pif -, come se la “morale degli schiavi” e l’accettazione coatta delle regole del gioco siano davvero, oggi, le uniche modalità su cui fare leva per poter piazzare una nuova merce sul mercato dei bisogni.


Bisogni spesso indotti, per un uomo che, oltretutto, non vuol essere libero di scegliere autonomamente ciò che gli necessita. La Tim come nuovo surrogato degli dei monoteisti: “ci penso io a darti ciò che occorre!”. E sale ancora alla memoria il monito di Nietzsche: “se noi non consideriamo la morte di dio una grande rinuncia ed una perpetua vittoria su noi stessi, dovremo pagare per questa perdita”. Perché oltre a quel dio cristiano abbiamo rinunciato persino a possedere una volontà di preferenza a cui riferire ogni scelta esistenziale
Ecco presentato il conto: più o meno salato a seconda del tipo di contratto. “Basta dire sì” al prossimo promotore Tim di un call center albanese o tunisino che chiamerà insistentemente al vostro telefono…

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