Un’assurdità dell’attuale sviluppo capitalistico
sta in questo: esso si basa (vedi Europa) sulla sacralità della libera
concorrenza: la competitività (è viceversa vietata, o quantomeno fortemente
sconsigliata, la libera solidarietà, perché la buona legge del mercato dice che va bene la
libertà ma solo se dà profitto, altrimenti è una cattiva libertà), in nome
della quale si proibiscono gli aiuti di Stato, in modo che l’imprenditore
capitalista si muova liberamente e virtuosamente con le sue benedette regole
intrinseche (autoregolamentazione del mercato, liberismo, neoliberismo).
Ma si
muove per dove? Essa si sorregge da oltre un secolo sulla legge che “più grande
è meglio!” (la solita sindrome da ansia da prestazione?). I Grandi e i Grandissimi attori del capitalismo di mercato (le Corporations), permettono così l’abbassamento dei prezzi, coi loro immensi profitti spingono la ricerca e l’innovazione, inquinano il mondo ma poi lo salvano con la nuova guaritrice tecnologia, rendono ricchi alcuni e poveri altri, ma poi quei poveri li rende benestanti rendendo più poveri altri ancora. Alla fin fine, migliorano le condizioni di vita solo per permettere a tutto il pianeta “civilizzato” di poter attingere dai loro cataloghi, omogeneizzando tutto, permettendo alle novizie matricole democratiche di divenire, finalmente, cosmopoliticamente evolute e ricche. Ma i Grandi e i Grandissimi oggi chi sono? Non sono più, come all’inizio di questa prosopopea dalle tinte capitaliste, uomini e famiglie borghesi; i Grandi che posseggono e guidano l’economia anti-statalista globalizzata sono infatti oggi i fondi sovrani o i colossi statali cinesi (persino nelle curve degli ultras sono oggetto di attesa messianica).
E così nella mitica UE, intransigente
nella pianificazione agricola (si vedano, ad esempio, le quote latte), come solo i
piani quinquennali stalinisti seppero esserlo, ove c’è però un Commissario alla
competitività che vigila affinché la libera concorrenza dell’economia privata
regni indisturbata, è impossibile che si permettano aiuti di Stato da parte dei
Paesi membri a proprie aziende private nazionali, ma sono assolutamente benvenuti
gli acquisti di intere aziende europee, o del loro controllo, da parte di Stati
extra UE!
L’ultimo grande Stato comunista può fare così shopping libero, e comprarsi un pezzo alla volta il capitalismo globalizzato… I Paesi capitalisti sono convinti che in questo modo stanno finalmente vincendo la competizione: la Cina infatti ammette che il suo è un “comunismo di mercato”… presto dovrà persino ammettere che è invece un “comunismo capitalistico”, e allora il trionfo per noi europei sarà totale!
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